GROTTA DEL TANACCIO
Periodo di occupazione del sito: Eneolitico (Età del rame)
Si trova sopra Casoli nel versante orientale della balza calcarea che circonda la vetta del monte Gegoli e si presenta all’occhio del visitatore con la sua ampia entrata, posta a 800 metri di quota e larga 14 metri (vedi foto a sinistra).
Fu scavata per la prima volta nel 1867 da Regnoli, che individuò in un cunicolo carboni, manufatti, conchiglie e ossa umane posti dietro un grosso blocco calcareo a forma di sedile formatosi da una concrezione stalagmitica. Il Regnoli attribuì al blocco funzioni sacrali per cerimonie funerarie (vedi foto a lato).
Nel 1914 Puccioni accertò che l’unica frequentazione umana era individuabile nel cunicolo posto sulla sinistra della grotta, profondo 2,20 metri e già segnalato da Regnoli. Dallo scavo emersero diversi manufatti: 10 frammenti di vaso a impasto grossolano e semifine, alcune lame in selce, un nucleo, un elemento di falcetto e 4 punte di freccia, oltre numerose pallottoline di argilla di incerto significato e a un pendaglio in pietra con foro.
Tra le specie animali furono individuate ossa di cervo, capriolo, capra e maiale. Vennero alla luce anche diverse ossa umane appartenute almeno a 4 individui, di cui 2 bambini. I reperti sono stati datati all’Eneolitico (Età del Rame, 3800 – 2200 a.C.).
In base ai reperti archeologici rinvenuti, la grotta sembra essere una delle tante cavità naturali utilizzate come sepoltura collettiva durante l’Eneolitico nella Toscana nord-occidentale. In questo periodo il rito funerario prevedeva infatti il seppellimento dei defunti all’interno di crepacci carsici e inghiottitoi naturali, assieme agli oggetti di corredo come pugnali in rame, asce in pietra levigata, punte di freccia, elementi di ornamento in steatite, marmo, arenaria, osso e conchiglia.