AREA ARCHEOLOGICA DI PIAZZA FRANCIGENA
Periodo: IX – XV sec.
Una chiesa dell’Alto Medioevo
Gli scavi hanno rivelato l’esistenza di una chiesa altomedievale, di cui sono state rinvenute parte delle murature e dell’abside, databile alla fine del IX sec. d.C. e precedente all’attuale Chiesa di San Michele Arcangelo. I dati archeologici attestano infatti che, dopo una prima fase di frequentazione del luogo tra il VII ed il IX sec. d.C., alla fine del IX sec. d.C. viene edificata una piccola chiesa della quale, però, non c’è traccia nei documenti di archivio.
L’edificio, in muratura di ciottoli legati con malta argillosa, ha abside semicircolare; all’interno, un gradino separava l’area presbiteriale (riservata al celebrante) e la navata (destinata ad accogliere i fedeli). La pavimentazione della navata è invece realizzata con piccoli ciottoli di fiume infissi nel terreno. Al centro dell’abside si trova il basamento dell’altare rivestito da uno strato bianco di malta di calce, materiale utilizzato anche per il piano di calpestio dell’abside che, progressivamente usurato, viene restaurato reimpiegando frammenti di tegole di epoca romana.
L’area esterna è adibita a cimitero: sono presenti 15 sepolture scavate in fosse strette e poco profonde, disposte lungo la parete muraria e vicino all’abside: i defunti, per lo più adulti, sono distesi supini con le braccia lungo il corpo e le mani adagiate sul bacino, avvolti in teli di stoffa senza cassa lignea e senza corredo. Una delle sepolture appartiene ad una donna di circa 40-45 anni, il cui scheletro è stato rinvenuto con il capo vicino all’abside della chiesa. Grazie al buono stato di conservazione è stato possibile realizzare una ricostruzione dei tratti del volto (attualmente esposta presso il Civico Museo Archeologico di Camaiore). Le analisi antropologiche e paleonutrizionali indicano che si tratta di individui di alta statura e con un’alimentazione equilibrata, con discreti apporti di proteine, calorie e calcio. Il luogo privilegiato di sepoltura conferma l’ipotesi che questo gruppo di persone avesse uno status sociale abbastanza elevato.
La Chiesa di San Michele Arcangelo
Agli inizi dell’XI secolo l’edificio viene abbandonato e intorno alla metà del XII secolo le poche murature ancora in piedi vengono smontate per riutilizzare le pietre nella costruzione della nuova chiesa dedicata a San Michele Arcangelo (oggi visibile nella fedele ricostruzione realizzata dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale), come attestato dal Privilegio di Papa Alessandro III del 1180. L’area cimiteriale viene ampliata occupando anche l’area della precedente chiesa: le tombe documentate sono disposte con una maglia fitta ed irregolare, spesso tagliate le une nelle altre e gli inumati sono in prevalenza neonati, bambini e adolescenti sepolti lungo il muro est della chiesa. Risale al XIII secolo la costruzione dell’ospedale di San Michele (che corrisponde all’attuale Museo d’Arte Sacra), collegato alla chiesa e posto lungo l’antico percorso della Via Francigena (oggi via IV Novembre). La Via Francigena è la via di collegamento che dalla Francia e dal Nord Italia conduce a Roma: sul suo tracciato sorgono chiese, monasteri e xenodochia (o hospitalia e hospitia, vale a dire ospedali), annessi agli edifici sacri e finalizzati all’assistenza di poveri e anziani e all’accoglienza dei viandanti. La prima documentazione della Via Francigena è attestata nel diario di viaggio del 990 d.C. dell’arcivescovo Sigeric di Canterbury, che dopo essersi recato a Roma in pellegrinaggio da Papa Giovanni VI elenca le 79 tappe (submansiones) del suo viaggio di ritorno. Camaiore è annotata come Campmaior XXVII submansio, posta tra Lucca (importante sede ecclesiastica che custodisce la statua lignea del Volto Santo) e Luni.
L’area cimiteriale continua ad essere utilizzata ininterrottamente fino alla seconda metà del XV secolo: le fosse accolgono in prevalenza individui adulti, inumati molto vicini uno all’altro e spesso sovrapposti (l’alta densità di sepolture è una caratteristica tipica dei cimiteri bassomedievali). Vengono sepolti anche i pellegrini e i viandanti ricoverati nell’Ospedale, come testimoniano alcuni documenti di archivio dove si legge che i forestieri che muoiono presso l’Ospedale di San Michele vengono seppelliti «presso la chiesa» (bozze delle Visite Pastorali del 1348 e del 1487). I resoconti delle Visite Pastorali lodano numerose volte l’Ospedale per l’organizzazione e la cura che riserva proprio agli sconosciuti, che «vengono trattati come gente del luogo». L’analisi al carbonio 14 di un campione di una delle sepolture più recenti ha fornito una datazione compresa tra 1360 AD e 1450 AD, coerente con le indicazioni dei documenti d’archivio. Gli stessi documenti confermano poi che dal 1500 in poi non risulta più una consuetudine il seppellimento dei defunti nell’area della Chiesa di San Michele Arcangelo.
La Fornace
Sul retro di Palazzo Tori-Massoni l’indagine archeologica ha invece permesso di mettere in luce numerosi tratti di murature di epoca medievale, realizzate con ciottoli di fiume e pietre calcaree legate con malta di calce che tracciano parte del perimetro di un vasto ambiente quadrangolare, con al centro due pilastri, riferibile a un edificio con la facciata principale lungo l’odierna via IV Novembre, forse con un piano terreno coperto a volte. Un secondo edificio, affiancato al precedente sul lato sud-est, è visibile solo in una piccola porzione.
Successivamente gli edifici vengono demoliti e tutta l’area è coperta con uno scarico di terreno molto ricco di frammenti ceramici databili alla fine del XV secolo, in particolar modo “maioliche arcaiche” e “graffite”, due produzioni ceramiche tipicamente presenti sulla tavola rinascimentale sotto forma di ciotole, piatti, scodelle di diverse dimensioni. Le tracce di malformazioni e decorazioni imprecise trovate su molti frammenti fanno pensare a scarti di una più ampia produzione destinata al commercio. La presenza inoltre di una cospicua quantità di “distanziatori a zampa di gallo” (elementi in terracotta utilizzati per separare i manufatti ceramici impilati durante la cottura) porta ad ipotizzare la presenza sul luogo (forse nell’edificio precedentemente descritto), o nelle immediate vicinanze, di una fornace da ceramica. Tale ipotesi è supportata da alcuni documenti d’archivio che citano una fornace di “bona terra cotta colorata” in Camaiore già attiva tra il 1348 e il 1369 e una “fabbrica di terraglie colorate”, di proprietà di un abitante residente in Sesto San Michele, tra il XV e il XVI secolo.