CASTELLACCIO DI LUCESE
Periodo: III sec. A.C. – Alto Medioevo
Nel corso di ricognizioni di superficie presso il Castellaccio di Lucese, un rilievo minore del Monte Rondinaio, che delimita a sud il passo del Lucese, sono stati rinvenuti materiali ceramici riferibili ad anfore greco-italiche databili al III-II secolo a.C. e attribuibili ai Liguri Apuani, assieme a ceramiche d’impasto più recenti, del periodo altomedievale. Si tratta di un probabile castelliere, di cui restano tracce della muratura a secco che circondava la sommità dell’altura, posto lungo il crinale del monte da dove era possibile controllare a distanza il Passo del Lucese e la via di collegamento verso la Garfagnana.
L’evidenza archeologica segnala intorno alla metà del II secolo a.C. una sequenza di insediamenti d’altura in tutto il territorio che controllano e sbarrano possibili vie di penetrazione dalla montagna alla pianura, e che sono occupati da Liguri ancora ben radicati nella cultura tradizionale, di cui è testimonianza l’imponente consumo di vino, che arrivava stipato nelle anfore greco-italiche.
A questi materiali se ne aggiungono altri provenienti dai fianchi del Monte Rondinaio e Vallimona dove sono state rinvenute diverse armi da offesa: centinaia di ghiande missili, vale a dire piccoli globi in piombo che venivano utilizzati come proiettili da fionda; un frammento di pilum (giavellotto); una punta di lancia; una cuspide in ferro; una punta di freccia in bronzo. Sono state anche rinvenute diverse monete databili negli anni Sessanta e Cinquanta del II secolo a.C. Tra le monete se ne segnala una con l’immagina della dea cartaginese Tanit (forse risalemte al passaggio delle Alpi da parte di Annibale durante la Seconda guerra punica) e un’altra proveniente da Velia, un’importante città romana della Campania. Oltre ad armi e monete nel sito erano presenti oggetti di ambito quotidiano, come anellini e armille in bronzo, un dado in piombo e una minuscola statuetta bronzea, forse raffigurante una divinità locale e probabilmente legata al culto dei Lari.
Si tratta di una testimonianza archeologica dei conflitti tra Romani e Liguri Apuani sorti n seguito alla fondazione di Lucca e di Luni tra il 180 e il 177 a.C., dato che le campagne militari dei Romani non erano riuscite a debellare definitivamente le tribù apuane dai loro territori. I praesidia della colonia di Lucca dovettero essere impegnati nel corso del secondo quarto del II secolo in un aspro conflitto. È possibile che il massiccio apuano offrisse una via di penetrazione verso la piana che proprio la rete di presidi disposti dal Rondinaio al Vallimona, a chiudere il passo del Lucese, doveva sbarrare, o che – al contrario – sul Rondinaio si fossero arroccati, in un estremo tentativo di recuperare le ‘antiche sedi’ delle loro genti, gli ultimi Apuani ribelli (cit. Dr. Giulio Ciampoltrini)
I materiali sono esposti presso il Civico Museo Archeologico di Camaiore.