DAL ‘500 ALL’800
Lucca fa costruire nel 1574 l’Arco dei Trionfi fuori Porta Lombricese, detto “Arco degli straccioni”, per riconoscenza del soccorso offerto da Camaiore durante la “rivolta degli straccioni” del 1531, conflitto sorto tra le corporazioni dei tessitori e dei mercanti. Nel 1618 Viareggio, ormai porto consolidato, viene eletto da Lucca capoluogo di Vicaria e strappa a Camaiore il governo dei territori compresi tra Quiesa e Corsanico. Nei secoli successivi Camaiore segue le vicende della repubblica lucchese e nel 1799 subisce per alcuni anni l’invasione e il governo provvisorio dei rivoluzionari francesi. Dopo il Congresso di Vienna passa sotto il controllo di Maria Luisa di Borbone di Parma e poi del figlio, duca Carlo Ludovico, che resta sovrano fino al 1847, anno in cui abdica a favore del Granducato di Toscana. Con l’Unità d’Italia nel 1861 Camaiore entra a far parte del Regno d’Italia.
Nel XVI secolo arrivano a Camaiore scodelle, piatti e brocche fabbricate a Montelupo fiorentino con articolate e colorate decorazioni, i cui frammenti si rinvengono in tutto il centro storico. Tra le attività economiche in questi secoli si diffondono anche la produzione della lana che dal XVI secolo viene lavorata nel “tiratoio”, il grande edificio per stendere e immagazzinare il filato, corrispondente all’attuale Teatro dell’Olivo e la coltivazione del riso che viene diffusa in Toscana dalla Sicilia e dalla Calabria nel XVI secolo, ma nel corso del XVII secolo le risaie vengono considerate causa di malaria e pertanto vietate.
Numerose sono anche le risorse della montagna circostante: i boschi forniscono il legno che viene trasformato in carbone nelle carbonaie e le castagne che vengono messe ad essiccare nei “metati”, piccoli edifici in pietra con tetto in lastre di scisto. Gli alti pascoli del Monte Matanna sono frequentati per la pastorizia e per la produzione dei formaggi e del burro, conservato nelle “burraie” scavate nella roccia.
A partire dall’inizio del XVI secolo lungo il torrente Lombricese sorgono una serie di opifici preindustriali che sfruttano la forza dell’acqua per macinare cereali e castagne, segare legname, follare stoffe, conciare pellami, frangere olive. Nel XIX secolo aumentano notevolmente con la presenza anche di ferriere e polverifici per la produzione di polvere pirica. Di questi opifici ne sono stati censiti oltre 100: alcuni sono ancora visibili allo stato di rudere lungo il torrente; altri, ristrutturati, hanno perso la loro funzione originaria.