CASTELLO DELLA PENNA

L’area fortificata si trova a ridosso dello sperone roccioso denominato Monte Penna. Il toponimo molto probabilmente è di origine gallica, derivante dal vocabolo penno, che significa monte. Nel 1308 il castello di Monte Penna viene nominato per la prima volta, inoltre in un contratto di vendita delle marine di Camaiore si cita tra i consoli di Lombrici un certo Raynaldo de Penna.  La riscoperta di questo sito archeologico si deve alle indicazioni di Bianco Bianchi fornite nelle sue Croniche. Del castello si conservano pochi ruderi, parzialmente interrati e coperti da una fitta vegetazione. Un lungo tratto murario è ancora visibile nel lato meridionale della lunghezza di 60 metri e dell’altezza massima di 6,5 metri.  Del muro della roccaforte del Monte Penna si fa cenno nell’estimo di Casoli del 1604 “a Ponente le mura castellane della Penna” e racchiude i ruderi del villaggio dove si scorgono le rovine di venticinque abitazioni disseminate nell’area incastellata. La maggior parte di esse sono contigue e presentano una pianta rettangolare, con una base di sei metri con larghezza di tre o quattro metri, sono pochi i casi in cui si sono conservati i fori per le travature che attestino la presenza di una secondo piano. Sul fianco est del Monte Penna si aprono due cavità, si trova una sorgente che sicuramente in epoca medioevale doveva essere particolarmente attiva. È molto probabile che il castello costituisse un avamposto del castello di Montecastrese, da cui dista circa 300 metri. Da questo fatto si può dedurre che fu di proprietà dei Corvaia e dal 1219 ne divennero comproprietari i Vallecchia. Il castello era visivamente collegato, oltre che a quello di Montecastrese, anche con quelli di Pedona e di Greppolungo. Nella rocca del Monte Penna si trova una macina a bascula a meno di venti metri dall’estremità orientale della cinta muraria, è ricavata nella roccia e di forma di parallelepipedo, lunga due metri e larga settanta centimetri. Dentro la cerchia muraria a circa trenta metri dalla cima, si vede un grosso blocco calcareo ricavato interamente della roccia che presenta una modanatura. La forma caratteristica fa pensare che questa venisse utilizzata come banco di lavoro. Il sito del Monte Penna, già noto per le grotte, che videro la prima presenza dell’uomo nell’eneolitico, servirono da avamposto al castello di Montecastrese.